Baracche e burattini
Leiden, 30 dicembre 2015
Baracche e burattini
Finalmente
abbiamo una casa tutta per noi! Non rimane che andare a riprendere la nostra “vita”
lasciata nei “famosi” 45 scatoloni a Roma...
Abbiamo
sondato trasporti internazionali, corrieri espressi e persino le Poste
Italiane, ma la soluzione più conveniente è stata, come al solito, la più
impegnativa...
Ho affittato
da una compagnia Olandese (Inqar) un furgone gigante per circa sette giorni ad
un prezzo eccezionale (circa 650 compresa assicurazione casco e km illimitati) e
via... 3400 chilometri tra andata e ritorno.
Una soluzione
estrema, ma affascinante. Una sfida nella sfida.
Stare da solo
alla guida di un furgone per molti giorni ha testato le mie capacità mentali.
Avete presente il tizio delle barzellette che si perde nel deserto e ha i
miraggi?
Dopo le prime
ore di silenzio ho cominciato a parlare con lo zaino seduto accanto a me. Una
specie di Willson di Cast Away...
La colonna sonora
di questa mia avventura On the road è stata affidata a Tracy Chapman. La
sua Fast car è diventata mia. Il fido “Sprinter Mercedes” sembrava divorare la
strada; davanti a noi uno strano tramonto, divenuto per l’occasione poeta. Io ed
il mio Willson, moderni cavalieri in missione, soli nei nostri pensieri.
Avere del
tempo per pensare è un regalo che non
tutti possono permettersi. E che non tutti vorrebbero ricevere.
In quella
cabina del van eravamo in quattro. C’era il Daniele ottimista, quello che
pensava al nuovo inizio, c’era il Daniele pessimista, quello che rimpiangeva la sua Italia e poi c’era il Daniele che, allegramente, se ne sbatteva i coglioni
di tutto e si godeva quella piccola avventura...e il quarto?
Willson,
ovviamente!
Dopo circa
dieci ore di viaggio avevo messo alle spalle Olanda e Germania.
Un Big Mac,
due panini al formaggio e due caffè (terribili) si erano aggiunti alla comitiva
di pensieri, musica e parole che avevano portato me e Willson fino a Basilea in
Svizzera.
Finalmente il
meritato riposo. Booking.com ha scelto per me la locanda dove passare la
notte.
Hotel senza
lodi particolari, ma perfetto per la situazione. Fuori dal centro, pulito,
moderno e con parcheggio controllato per il mio ”destriero olandese”.
La notte ha
preso il controllo. Io e Willson abbiamo sognato di essere ancora in viaggio,
ma questa volta i caffè erano fantastici!
Anche in Svizzera
il sole poeta si è ricordato di me... Mi ha svegliato albeggiando note di
ottimismo e promesse Italiane.
Dopo altre
dieci ore di viaggio, panini, miraggi e pensieri strani, sono arrivato nella
mia Roma.
É stato
bellissimo! É stato come aver riabbracciato una bellissima amante.
Finalmente CASA. Il citofono. “Nonna eccomi”. Le scale sembravano non finire mai!
Secondo piano.
Pianerottolo. La porta si apre. La nonna rigorosamente in vestaglia e pantofole,
ma con collana di perle e rossetto. Un abbraccio scioglie tutte le tensioni e
libera le farfalle nello stomaco...
Nonna non è
mai stata così nonna e tutto era come rimasto in pause. Tutto sembrava come
avermi aspettato.
La prima notte
ho dormito nel lettone con nonna. Non dimenticherò mai lo sguardo che mi ha donato
prima di dormire... sembrava una bimba innamorata. Quasi non volevo addormentarmi...
ero stanco, avevo bisogno di dormire, ma sapevo che non avrei potuto sognare
cosa più bella.
Ho passato in
famiglia cene meravigliose. Ricordo che tutti, prima di decidere di partire, mi
ostacolarono con ogni mezzo. Ricordo frasi del tipo “Bisogna rassegnarsi e
limitare i danni” o “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia
e non quello che trova” e ancora ”Ricordati che hai due figli”...
A cena, ora, tra
un boccone e l’altro, le “nuove” frasi
che hanno dato vero sapore alle pietanze sono state invece di incoraggiamento.
I “Vedrai che ce la fai” e i “Andrà tutto bene” hanno lenito le preoccupazioni,
medicato le ferite. Saziato l’anima.
La mia
famiglia stava cercando di tranquillizzarmi, di riscaldarmi al tepore delle
loro sicurezze. Mi sono sentito come il gattino bagnato della rèclame Barilla.
Quella degli anni novanta, quella della bimba che, durante una giorno di
pioggia, raccoglie un gattino zuppo e lo porta a casa...lo asciuga, lo riscalda
e lo nutre.
Casa, delle
volte, è semplicemente il posto dove ti senti asciutto, al caldo e al sicuro.
Ancora un’alba,
questa volta italiana, insieme ad un fantastico caffè ha dato vita al nuovo
giorno.
La missione
era entrata nel vivo. Avevo due giorni per caricare “baracche e burattini” e
vivermi gli amici.
Mi hanno
aiutato tutti! Mamma addirittura si è
trasferita a casa mia per supportarmi e per ipotecare ogni attimo che questo
sprazzo di destino ci aveva riservato.
Grazie a loro
e all’aiuto di tutta la famiglia, l’impresa è riuscita!
Fortunatamente
la frenesia della situazione non mi ha consentito di pensare lucidamente al
fatto che li avrei lasciati ancora.
Puntuale,
fredda e impassibile come una cartella di Equitalia, la scadenza è arrivata. Il
viaggio di ritorno ha avuto inizio. Willson era ancora nel Van ad aspettarmi.
Una pacca sulla spalla, un sorriso e “Via!”.
Questa volta
tutto è durato più a lungo. Non in chilometri, ne in tempo. E’ stato
semplicemente più lungo. Di un’unità di misura che non esiste. Non si può
spiegare.
Questa volta
il Daniele marito e padre, a discapito del Daniele figlio, recriminava la sua
famiglia. Mancavano come l’aria.
Finalmente, dopo
sei giorni, sono tornato a bussare alla porta della mia nuova vita. Ad aprirmi
ho trovato le urla festanti di Iulia e Alex che hanno di fatto lasciato partire
gli altri Daniele che mi avevano accompagnato. Li ho visti allontanarsi insieme
a Willson, piano piano...verso un nuovo tramonto, questa volta al sapore di
miele. A varcare la porta della mia nuova casa, era rimasto solo il Daniele
ottimista, felice, innamorato. Come premio, le calde labbra di Dana lo accolsero.