mercoledì 29 gennaio 2020

"FELICI A META'"

"FELICI A META'"



Eccomi di nuovo qui, con questa tela bianca che mi fissa. E’ passato un anno dall’ultima volta che ho provato questa sensazione. Spesso il quadro che ho dentro non e’ facile da dipingere…spesso non so cosa sara’ e con quali colori si lascera’ raccontare…
Un anno fa avevo lasciato Daniele in Olanda, fiero per la promozione a shift leader e determinatissimo a diventare manager…
In un anno sono successe talmente tante cose che faccio fatica a raccontarle in un unico capitolo…
Ripensare a quello che ero un anno fa mi fa riflettere.
Certe cose le capisci solo quando sei in grado di guardarti da un altro punto di vista. Il tempo mi ha dato questo privilegio ed ecco che il quadro inizia prendere vita. Quel Daniele oggi non esiste piu’ e guardandolo finalmente lo riesco a capire. In quel periodo ero talmente focalizzato nella mia carriera, da non vedere quello che oggi e’ invece cosi’ chiaro. Ho lasciato che il tempo mi portasse via i giochi con i bimbi, le passeggiate mano nella mano con l’anima gemella, i natali a “casa”, i caffe’ con la nonna parlando dei tempi in bianco e nero assaporandone  i colori…
Ancora ricordo quando tutto questo fini’.
Era una sera come tante in Olanda. Il buio mi guardava dalla finestra e io mi facevo osservare senza timore reverenziale. Il giochino si interruppe strattonato dallo squillare del telefono. Era la mia mamma, che questa volta insieme alle solite carezze italiane, mi porto’ in dote un bel pugno nello stomaco. Era un bel po’che mio padre non era in forma, ma quella sera ebbi la certezza che non sarebbe mai guarito. Sapere che presto non avrebbe piu’ potuto essere li ad aprirmi la porta di “casa” al mio ritorno mi fece vacillare. Il buio degli inverni olandesi a cui spavaldo resistevo, all’improvviso mi prese e qualcosa si ruppe dentro me.
Cosa stavo facendo? Che Prezzo stavo pagando per il  mio arrivismo? Ero lontano dai dai miei affetti, dalla mia terra, dai miei amici per inseguire un futuro migliore, ma a che prezzo?
Ero veramente felice? Mia moglie era felice? E i miei figli? Stavamo inseguendo un ipotetico futuro migliore ma come stava andando il presente?
Parlai con loro come mai prima di allora. Ascoltai con sensi da tempo assopiti e finalmente tutto fu chiaro.
Eravamo sufficientemente integrati, con due lavori sicuri e una bella casa, eppure qualcosa proprio non andava e, probabilmente, non sarebbe mai cambiata. Non avremmo mai smesso di sentirci ospiti, seppur graditi in una terra non nostra.. Non avremmo mai smesso di vivere un “loro” e un “noi”. Non sarebbe mai passato quel nodo in gola che ti prende all’improvviso nel guardare il tricolore, l’azzurro della nazionale, il basilico , la burrata nel menu al ristorante… Non si sarebbe mai assopita quella sensazione di colpa guardando gli altri nonni giocare con i propri nipoti al parco, non sarebbe mai scomparsa quella frustrazione nel non sentirsi mai completamente accettati. Non ci sarebbero mai piaciute alcune abitudini e non avremmo mai sposato alcuni punti di vista. Non dico che ci sia un buono e un cattivo, un bene o un male, il giusto e lo sbagliato. Dico piuttosto che quando la diversita’ smette di essere un valore e comincia ad essere percepita come un limite, sia giusto cercare altre opportunita’ proprio figlie di questo nuovo stato d’animo.
In sostanza, avevamo finalmente ammesso che eravamo felici, ma a meta’…
Tutto questo, insieme alla consapevolezza di non poter fermare il tempo che stava portandosi via mio padre in un tragico gioco della fune, mi fece capire. Mi ricordai di quella sera di tanti anni prima, di quando ero sul divano insieme a lui, guardavamo la TV e all’improvviso mi sentii  strigere la mano forte forte. Puo’ sembrare poca roba, ma per me non lo fu.
Non potevo permettermi di smettere di essere figlio. Sentivo il bisogno di avvicinarmi il piu’ possibile a “casa”. Volevo fargli sentire che stavo facendo qualcosa per prendergliela io la mano questa volta…
Smisi di ignorare quella malinconia che solo gli “EXPAT” possono dire di conoscere… Cominciai a mettere in discussione le nostre scelte, le priorita’…insomma, cominciai a smettere di ragionare con la testa e proprio per questo mia moglie ritrovo’ suo marito, i miei figli il padre e io….me stesso.
Non ci saremmo piu’ accontentati di essere felici a meta’. Ci rimboccammo nuovamente le maniche e mettemmo giu’ un piano per andarci a prendere l’altra meta’ della felicita’.
Ora finalmente sapevamo cio’ che volevamo. Bisognava semplicemente portare la nostra vita olandese, piena di sfide e certezze, in Italia.
Non giudico e non voglio essere giudicato. Penso solamente che il bello di qualsiasi percorso di crescita sia nell’evoluzione. Penso anche che ognuno abbia un concetto di evoluzione diversa, figlia della propria sensibilita’ e dei propri demoni.
Non sempre la naturale via dell’evoluzione si palesa davanti a noi. Ho capito sulla mia pelle che delle volte per poter andare avanti, bisogna poter essere in grado di voltarsi indietro.
Non sempre chi vince e’ un vincente, quelli bravi direbbero che non sempre un vincente e’ un uomo di valore. Io dico che delle volte per vincere bisogna saper perdere.
Una volta spogliati delle nostre razionalita’ e ammesse le nostre debolezze, ci fu facile stabilire le nuove priorita’. Sapevamo che, una volta ritornati in Italia, quello da cui eravamo scappati lo avremmo trovato ancora li ad attenderci, ma quello che questa volta avrebbe fatto al differenza saremmo stati i nuovi noi.
Le persone che siamo diventate sono lontani parenti di quei due ragazzi un po’ viziati che anni fa andarono via…
Abbiamo preso consapevolezza nel nostro valore, abbiamo dato un’altra connotazione alla parola “volere”: L’abbiamo trasformata in “ottenere”. Abbiamo imparato moltissimo da tutti i punti di vista.
Ora la sfida sara’ quella di prendersi tutto. Realizzare la nostra vita professionale in un posto che la nostra anima possa chiamare “casa”. Crescere i nostri bambini donandogli la possibilita’ di essere vissuti anche dai nonni al caldo di tepori sacrosanti. La sfida sara’ di essere cosi’ bravi da assicurargli una preparazione tale da potergli permettere di scegliere nuove vie se e quando sara’ il momento.
Contro tutto e tutti. Sempre noi, pronti ad andarci a prendere tutte le meta’ necessarie per essere pienamente felici!

Gia’ mi sembra di sentire i “te lo avevo detto” e i “ma hai pensato al futuro dei tuoi figli?”…Sinceramente rifarei altre 100 volte la stessa scelta che feci quattro anni fa perche’ in quel momento sentivo che fosse la scelta migliore. Spero di poter dire la stessa cosa tra qualche anno in merito alla decisione di ritornare in Italia che abbiamo maturato. Quello di cui sono sicuro e’ che tutta questa storia mi ha reso un combattente e che, finche’ ne avro’ la forza, non mi pieghero’ al compromesso. Siamo nati per vivere a pieno i nostri sentimenti, uno tra tutti la felicita’ e, Dio mi aiuti, questo faro’. Cerchero’ per me stesso e per la mia famiglia la combinazione magica , la fine dell’arcobaleno, il tesoro dei pirati, la “X ‘sulla mappa….Sono un sognatore? Un visionario? Un organo prevalentemente sferico atto a contenere simpatici spermatozoi? (cioe’ un coglione)? Vedremo…intanto la rotta e’ tracciata nuovamente…il quadro e’ stato dipinto….i colori sono il verde, il bianco e il rosso.
E non sono mai stati cosi’ belli.