"FELICI A META'"
Eccomi di nuovo qui, con questa tela bianca che mi fissa.
E’ passato un anno dall’ultima volta che ho provato questa sensazione. Spesso
il quadro che ho dentro non e’ facile da dipingere…spesso non so cosa sara’ e con
quali colori si lascera’ raccontare…
Un anno fa avevo lasciato Daniele in Olanda, fiero per la
promozione a shift leader e determinatissimo a diventare manager…
In un anno sono successe talmente tante cose che faccio
fatica a raccontarle in un unico capitolo…
Ripensare a quello che ero un anno fa mi fa riflettere.
Certe cose le capisci solo quando sei in grado di
guardarti da un altro punto di vista. Il tempo mi ha dato questo privilegio ed
ecco che il quadro inizia prendere vita. Quel Daniele oggi non esiste piu’ e
guardandolo finalmente lo riesco a capire. In quel periodo ero talmente
focalizzato nella mia carriera, da non vedere quello che oggi e’ invece cosi’ chiaro. Ho lasciato che il tempo mi
portasse via i giochi con i bimbi, le passeggiate mano nella mano con l’anima gemella,
i natali a “casa”, i caffe’ con la nonna parlando dei tempi in bianco e nero assaporandone
i colori…
Ancora ricordo quando tutto questo fini’.
Era una sera come tante in Olanda. Il buio mi guardava
dalla finestra e io mi facevo osservare senza timore reverenziale. Il giochino
si interruppe strattonato dallo squillare del telefono. Era la mia mamma, che
questa volta insieme alle solite carezze italiane, mi porto’ in dote un bel pugno
nello stomaco. Era un bel po’che mio padre non era in forma, ma quella sera
ebbi la certezza che non sarebbe mai guarito. Sapere che presto non avrebbe
piu’ potuto essere li ad aprirmi la porta di “casa” al mio ritorno mi fece
vacillare. Il buio degli inverni olandesi a cui spavaldo resistevo, all’improvviso
mi prese e qualcosa si ruppe dentro me.
Cosa stavo facendo? Che Prezzo stavo pagando per il mio arrivismo? Ero lontano dai dai miei
affetti, dalla mia terra, dai miei amici per inseguire un futuro migliore, ma a
che prezzo?
Ero veramente felice? Mia moglie era felice? E i miei
figli? Stavamo inseguendo un ipotetico futuro migliore ma come stava andando il
presente?
Parlai con loro come mai prima di allora. Ascoltai con
sensi da tempo assopiti e finalmente tutto fu chiaro.
Eravamo sufficientemente integrati, con due lavori sicuri
e una bella casa, eppure qualcosa proprio non andava e, probabilmente, non
sarebbe mai cambiata. Non avremmo mai smesso di sentirci ospiti, seppur graditi
in una terra non nostra.. Non avremmo mai smesso di vivere un “loro” e un
“noi”. Non sarebbe mai passato quel nodo in gola che ti prende all’improvviso
nel guardare il tricolore, l’azzurro della nazionale, il basilico , la burrata
nel menu al ristorante… Non si sarebbe mai assopita quella sensazione di colpa
guardando gli altri nonni giocare con i
propri nipoti al parco, non sarebbe mai scomparsa quella frustrazione nel non
sentirsi mai completamente accettati. Non ci sarebbero mai piaciute alcune
abitudini e non avremmo mai sposato alcuni punti di vista. Non dico che ci sia
un buono e un cattivo, un bene o un male, il giusto e lo sbagliato. Dico piuttosto
che quando la diversita’ smette di essere un valore e comincia ad essere percepita come un limite,
sia giusto cercare altre opportunita’ proprio figlie di questo nuovo stato
d’animo.
In sostanza, avevamo finalmente ammesso che eravamo
felici, ma a meta’…
Tutto questo, insieme alla consapevolezza di non poter
fermare il tempo che stava portandosi via mio padre in un tragico gioco della
fune, mi fece capire. Mi ricordai di quella sera di tanti anni prima, di quando
ero sul divano insieme a lui, guardavamo la TV e all’improvviso mi sentii strigere la mano forte forte. Puo’ sembrare
poca roba, ma per me non lo fu.
Non potevo permettermi di smettere di essere figlio. Sentivo
il bisogno di avvicinarmi il piu’ possibile a “casa”. Volevo fargli sentire che
stavo facendo qualcosa per prendergliela io la mano questa volta…
Smisi di ignorare quella malinconia che solo gli “EXPAT” possono dire di
conoscere… Cominciai a mettere in discussione le nostre scelte, le
priorita’…insomma, cominciai a smettere di ragionare con la testa e proprio per
questo mia moglie ritrovo’ suo marito, i miei figli il padre e io….me stesso.
Non ci saremmo piu’ accontentati di essere felici a meta’.
Ci rimboccammo nuovamente le maniche e mettemmo giu’ un piano per andarci a
prendere l’altra meta’ della felicita’.
Ora finalmente sapevamo cio’ che volevamo. Bisognava
semplicemente portare la nostra vita olandese, piena di sfide e certezze, in
Italia.
Non giudico e non voglio essere giudicato. Penso
solamente che il bello di qualsiasi percorso di crescita sia nell’evoluzione.
Penso anche che ognuno abbia un concetto di evoluzione diversa, figlia della propria
sensibilita’ e dei propri demoni.
Non sempre la naturale via dell’evoluzione si palesa davanti
a noi. Ho capito sulla mia pelle che delle volte per poter andare avanti,
bisogna poter essere in grado di voltarsi indietro.
Non sempre chi vince e’ un vincente, quelli bravi direbbero
che non sempre un vincente e’ un uomo di valore. Io dico che delle volte per vincere bisogna saper perdere.
Una volta spogliati delle nostre razionalita’ e ammesse
le nostre debolezze, ci fu facile stabilire le nuove priorita’. Sapevamo che, una volta ritornati in Italia, quello da cui eravamo scappati lo avremmo trovato ancora li ad
attenderci, ma quello che questa volta avrebbe fatto al differenza saremmo
stati i nuovi noi.
Le persone che siamo diventate sono lontani parenti di
quei due ragazzi un po’ viziati che anni fa andarono via…
Abbiamo preso consapevolezza nel nostro valore, abbiamo
dato un’altra connotazione alla parola “volere”: L’abbiamo trasformata in “ottenere”. Abbiamo imparato moltissimo da tutti i
punti di vista.
Ora la sfida sara’ quella di prendersi tutto. Realizzare
la nostra vita professionale in un posto che la nostra anima possa chiamare
“casa”. Crescere i nostri bambini donandogli la possibilita’ di essere vissuti
anche dai nonni al caldo di tepori sacrosanti. La sfida sara’ di essere cosi’ bravi
da assicurargli una preparazione tale da potergli permettere di scegliere nuove vie se e quando sara’ il momento.
Contro tutto e tutti. Sempre noi, pronti ad andarci a
prendere tutte le meta’ necessarie per essere pienamente felici!
Gia’ mi sembra di sentire i “te lo avevo detto” e i “ma
hai pensato al futuro dei tuoi figli?”…Sinceramente rifarei altre 100 volte la
stessa scelta che feci quattro anni fa perche’ in quel momento sentivo che
fosse la scelta migliore. Spero di poter dire la stessa cosa tra qualche anno
in merito alla decisione di ritornare in Italia che abbiamo maturato. Quello di
cui sono sicuro e’ che tutta questa storia mi ha reso un combattente e che, finche’ ne avro’ la forza, non mi pieghero’ al compromesso. Siamo nati per
vivere a pieno i nostri sentimenti, uno tra tutti la felicita’ e, Dio mi aiuti,
questo faro’. Cerchero’ per me stesso e per la mia famiglia la combinazione magica
, la fine dell’arcobaleno, il tesoro dei pirati, la “X ‘sulla mappa….Sono un
sognatore? Un visionario? Un organo prevalentemente sferico atto a contenere
simpatici spermatozoi? (cioe’ un coglione)? Vedremo…intanto la rotta e’
tracciata nuovamente…il quadro e’ stato dipinto….i colori sono il verde, il bianco
e il rosso.
E non sono mai stati cosi’ belli.