mercoledì 27 dicembre 2017

HABEMUS CASA...DI NUOVO



MERCOLEDI 27 DICEMBRE 2017





Ci risiamo...Lo sapevo...
Lo spiritello immobiliare di mia moglie non si è ancora assopito.
Me lo immagino come una figura mitologica, viso di Roberto Carlino e corpo fatto a libreria “Billy” di Ikea.
Ciclicamente, si impossessa delle capacità psico-motorie della mia donzella e ovvimente coinvolge anche me.
Non dico che sia un male, intendiamoci, dico semplicemente che è divertente nelle sue dinamiche.
La differenza tra una ragazza che ha voglia di sistemarsi e una donna intelligente che pensa alla cosa giusta da fare  sta tutta negli occhi di mia moglie.
Una splendida compagna d’avventura con cui condividere sogni, preoccupazioni, casini, passioni, figli, piatti da lavare e scatoloni da riempire. Di nuovo....
Parliamoci chiaro, la scelta di comprare casa in Olanda assume una connotazione diversa da quella che si potrebbe pensare.
In Italia, comprare casa significa “sistemarsi”, concretamente in una prospettiva “definitiva”. Questo perchè l’accessibilità ad una casa in affitto non è cosi complicata come in Olanda. Quindi, in Italia, si tende ad avere una scelta precisa. In linea di massima si opta per l’affitto in regime di instabilità sia lavorativa che affettiva, per poi comprare casa quando si decide di “sistemarsi” o si è nelle condizioni di poterlo fare.
In Olanda, per quanto riguarda la mia esperienza di “expat”, trovare una casa in affitto per una famiglia di 4 persone è stato incredibilmente difficile e coprarne una incredibilente facile.
Quindi, il senso di questo post è quello di dare una botta di ottimismo a tutti quelli che si trovano nelle condizioni in cui mi sono trovato qualche mese fa...
Diamo per scontato che affittare casa in Olanda sia un’impresa titanica.
Ci sono pochi immobili e molte richieste.
I “landlord” Olandesi, come da ovvia logica, tendono ad affittare a persone che possano presentare concrete garanzie di poter pagare la retta mensile. Di solito, si richiede un reddito dimostrabile di circa quattro volte superiore all’affitto in questione. Va da se che le difficoltà per vincere la concorrenza siano concrete.
L’intero mercato immobiliare è in mano ad agenzie. Di solito, per gli affitti, si organizza un “open house”. E’ un termine “cool” che in sostanza significa ammassare in circa due ore una quantità indefinita di potenziali inquilini per far visionare l’abitazione.
Immaginate la scena. Sembra di essere in un film di Fantozzi: avete presente la mitica scena della riunione di condominio? Spesso gli appartamenti sono in uno stato “appena vivibile”, il caos regna sovrano e purtroppo sovente, in bocca, ti rimane l’amaro delle aspettative disattese e nell’anima quella strana sensazione di speranza infranta..
Alla fine del tour (autoguidato) ci si ritrova a lasciare i propri dati, su di un foglio. Nomi e cognomi dietro i quali nessuno avrà mai la voglia di vedere veramente. Fredde referenze che saranno presentate al padrone di casa che le vaglierà e deciderà in base alle garanzie presentate (documenti da fornire all’agenzia appena possibile, se si è interessati)
E l’ottimismo dove cazzo è mi direte?
Sono io. La mia storia è piena di botte di culo e non vedo perchè non possa ripetersi.
Io una casa in affitto alla fine l’ho trovata. Ci abbiamo messo un paio di mesi, a dirla tutta, i miei amici Olandesi ci hanno aiutato un bel po’, ma alla fine...”chi la dura, la vince”. C’e sempre una via d'uscita. Delle volte è semplicemente più lontana.
Dopo circa un anno però ci siamo resi conto (nello specifico, mia moglie si è resa conto...) che l’accesso al credito per un mutuo qui in Olanda, in questo momento storico, è veramente alla portata di tutti, persino di noi comuni Italo-mortali senza un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Un bel giorno di Marzo, lei e il suo fan-tasmino di Ikea, sono andate in banca a chiedere informazioni per un mutuo. Dopo un’ora di colloquio con un bel (fin troppo direi...) ragazzone Olandese, è uscito fuori che, presentando un documento dove i nostri attuali datori di lavoro esprimevano la volontà di trasformare i nostri contratti da temporanei in permanenti, si poteva ottenere il 101% di mutuo per comprarsi una bella casetta Olandese...
Mi piace immaginare mia moglie all’uscita della banca con un sorriso tipo quello della mamma della famiglia del mulino bianco a colazione...
Come è andata a finire?
I documenti, i nostri datori di lavoro, ce li hanno fatti avere nel giro di una settimana.
Nel giro di 15 giorni avevamo l’ok della banca e persino il budget su cui poter contare.
E poi, la parte più divertente. La ricerca di casa!
Abbiamo concentrato le nostre ricerche fuori dalla grandi città, per ovvie ragioni di prezzo e, alla fine, la scintilla è scoccata in un paesino vicino Leiden, sul mare: Katwijk.
E’ stato subito amore. Appena visto questo appartamento, ci siamo innamorati. Un colpo di fumine.
Poi, noi di colpi di fulmine, ce ne intendiamo...
Quindi? Quindi ci simo ritrovati dal notaio con una simpatica interprete per sposare la nostra amata casetta Olandese, a pochi passi dal mare.
Ci sembrava un sogno. Forse lo è.
Abbiamo una casa. In Olanda. Tutta nostra!
Il bilancio dei nostri primi due anni di questa pazza avventura è pazzesco!
Io ho trovato un lavoro che mi appassiona e per cui intravedo prospettive concrete, mia moglie sta mettendo su la sua attività on line di vendita torte gluten&lactose free - Dandaná - Gluten free your cake, i bimbi si stanno integrando, il nostro inglese è diventto fluente e...abbiamo una picola casetta tutta nostra!
Le speranze, i sogni, le ambizioni, hanno bisogno, talvota, di avere un tetto sotto il quale potersi riparare. Non importa il dove e neanche il quando. Casa è un posto dove ti senti al sicuro, dove poter rimboccare le coperte ai tuoi bimbi prima di lasciarli sognare. Casa è dove il destino ti viene a cercare. Casa è semplicemente il luogo dove essere te stesso.
Abbiamo avuto costanza, forza e fortuna. Credo che siano le cose di cui sono fatti i sogni.

domenica 17 dicembre 2017

IL MANTELLO DI VELLUTO ROSSO



IL MANTELLO DI VELLUTO ROSSO

VENERDI 15 DICEMBRE 2017


Il mantello di velluto rosso 


 


E poi ci sono quei momenti in cui devi fermarti e dare da mangiare al tuo fottuto demone.
Quella parte del tuo IO che ti spinge a lottare, a non mollare mai, a rialzarti dopo aver preso un sacco di botte, pronto per prenderne tante altre, pronto a pasteggiare sangue e lacrime piuttosto che indietreggiare.
Credo che ognuno di noi ne abbia uno nascosto chissà dove. Scopri di averne bisogno quando tocchi il fondo, quando non puoi fare a meno di essere forte.
Il mio demone, questa sera, si è vestito bene. Gli ho fatto trovare la tavola imbandita per le feste. Questa notte io e lui abbiamo mangiato gioia.
E’ stato come dipingere al buio. Hai tutto in mente, sai che hai da dare, ma non riesci a vedere pienamente ciò che crei finchè è qualcun altro a riconoscerlo. Finchè non accende la luce.
Questa sera, sono stato votato dai miei colleghi come il miglior dipendente dell’anno.
Questa sera ho vissuto uno dei momenti più completi della mia vita.
Quei momenti che sai che rivivrai ogni volta che ne avrai bisogno. Quei momenti che ti colorano l’anima.
Il momento di cui parlo non ha un tempo definito, in realtà non è stato un momento. Sapevo che il nome del vincitore sarebbe stato svelato durante la festa di Natale. Sapevo che il mio demone era vestiro per le feste e aspettava il suo cibo. Lo sentivo ringhiare. Speravo di essere stato riconosciuto come il migliore, ma avevo paura di crederci veramente. Delle volte, quando voli in alto, se cadi, ti puoi fare molto male. Lo conosco quel dolore.
Poi, è partita la classifica dei nominati. Sembrava di essere a San Remo.

Nome dopo nome il cuore batteva più forte, la salivazione spariva, le mani tremavano.
Poi i nomi erano terminati. Ne mancava solo uno. Il vincitore.
Un cameriere vestito di tutto punto bussò alla porta; il demone, seduto ad attenderlo, lo accolse.
Il vassoio argentato con coperchio gli venne palesato. La pietanza che stava aspettando era li dentro. Il cameriere scoperchiò con orgoglio ciò che aveva portato per quella cena cosi attesa.
Quel nome risuonò come un gong. DANIELE! Dolce come quando mia nonna mi chiamava a tavola da bambino, caldo come quando mia madre e mio padre cercavano a modo loro di spiegarmi la vita, perentorio come quella volta che il mio migliore amico aveva bisogno di me.
Era il mio nome. Avevo vinto.
I miei colleghi mi avevano votato. Avevano scelto me.
Quel momento è stato e sarà pienamente mio. Come in un film, mi sono passati davanti agli occhi tutti i 18 mesi del mio percorso. Lacrime, sudore, dolore, gioia, dubbi, perseveranza, insicurezza, determinazione, amore, passione, analisi, rischi, parole, pensieri. Tempo, mai abbastanza.
Sono andato a ritirare il mio premio coperto dagli sguardi di tutti, sentivo i loro occhi su di me, sentivo lo sguardo di mia moglie coprirmi le spalle, come un mantello di velluto rosso, sentivo lo sguardo di mio nonno caldo e presente. Dentro me.



Mi sono sentito accolto, accettato, compreso.  Non so bene come, ma, persino senza parlare, sono “arrivato “alle persone. Credo che agire come se qualsiasi cosa tu dica o faccia possa fare la differenza, in realtà la differenza la faccia.
Per questa sera, e solo per questa sera, il demone è placo. Anche lui si sta gustando questa magnifica cena. Cibo per l’anima, medicina per le ferite, benzina da buttare sul fuoco. Ma da domani.
Ora ho spazio solo per assaporare questo momento, per ammirare alla luce questo mio dipinto, ancora non concluso, ma solo iniziato. Mi piace, è come lo immaginavo al buio.