17/01/16
Sussulto...
Oggi c’era il sole. Ma il sole sole! Quello che
ti metti su i Ray-Ban!
Dato l’evento, siamo usciti dal nostro “guscio”
come quattro lumachine... e siamo andati a passeggiare per le strade della “nostra?”
Leiden. Siamo stai molto bene. Vie, viette, viuzze, canali, ponti, negozzietti
tipici, biciclette, biciclette e ancora biciclette, bella gente. Odore di legna
bagnata e bruciata. Gabbiani che garriscono, bimbi che corrono e spesso
garriscono anche loro!
Mentre ero li ad autoconvincermi che ne valeva la
pena essermi cacciato in questo casino, perche’ il posto sembra uscito da un quadro di
Rembrandt, mi sono inbattuto in Eugenio Montale.
In pieno centro, scritta sul muro di una casa, ho
letto "Non chiederci la parola”, ode di Eugenio Montale tratta da “Ossi di
Seppia”.
Detto tra noi, Eugenio non era stato fin’ora
esattamente un mentore, piuttosto riposava in quei pertugi dell’anima dove si
tengono ricordi confinati chissa’ perche’ in una mediocrita’ che poi in fondo
non meritano.
Ebbene, quel muro di Leiden con epigrafata arte
Italiana, mi ha donato un sussulto. E’ stato come incontrare un vecchio compagno
di scuola che non si vede da anni.
Io, che in quella passeggiata stavo cercando
risposte, ne ho trovata una. Lasciata per me in un appuntamento senza tempo.
”Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”
Mi sono sentito orgoglioso del mio sangue
tricolore. Sangue di passione, ingegno e poesia. Sangue e anima che hanno fatto
la storia.
Cosi, Eugenio ed io, fieri come non mai, siamo
andati in giro tutto il giorno, fino a che il sole ha accompagnato odi, domande
e risposte nel suo tramonto arancione... una specie di carezza di mamma prima di
andare a letto.