giovedì 9 giugno 2016

Baracche e burattini


Baracche e burattini

Leiden, 30 dicembre 2015



 Baracche e burattini


Finalmente abbiamo una casa tutta per noi! Non rimane che andare a riprendere la nostra “vita” lasciata nei “famosi” 45 scatoloni a Roma...
Abbiamo sondato trasporti internazionali, corrieri espressi e persino le Poste Italiane, ma la soluzione più conveniente è stata, come al solito, la più impegnativa...
Ho affittato da una compagnia Olandese (Inqar) un furgone gigante per circa sette giorni ad un prezzo eccezionale (circa 650 compresa assicurazione casco e km illimitati) e via... 3400 chilometri tra andata e ritorno.
Una soluzione estrema, ma affascinante. Una sfida nella sfida.
Stare da solo alla guida di un furgone per molti giorni ha testato le mie capacità mentali. Avete presente il tizio delle barzellette che si perde nel deserto e ha i miraggi?
Dopo le prime ore di silenzio ho cominciato a parlare con lo zaino seduto accanto a me. Una specie di Willson di Cast Away...
La colonna sonora di questa mia avventura On the road è stata affidata a Tracy Chapman. La sua Fast car è diventata mia. Il fido “Sprinter Mercedes” sembrava divorare la strada; davanti a noi uno strano tramonto, divenuto per l’occasione poeta. Io ed il mio Willson, moderni cavalieri in missione, soli nei nostri pensieri.
Avere del tempo per pensare  è un regalo che non tutti possono permettersi. E che non tutti vorrebbero ricevere.
In quella cabina del van eravamo in quattro. C’era il Daniele ottimista, quello che pensava al nuovo inizio, c’era il Daniele pessimista, quello che rimpiangeva la sua Italia e poi c’era il Daniele che, allegramente, se ne sbatteva i coglioni di tutto e si godeva quella piccola avventura...e il quarto?
Willson, ovviamente!
Dopo circa dieci ore di viaggio avevo messo alle spalle Olanda e Germania.
Un Big Mac, due panini al formaggio e due caffè (terribili) si erano aggiunti alla comitiva di pensieri, musica e parole che avevano portato me e Willson fino a Basilea in Svizzera. 

Finalmente il meritato riposo. Booking.com ha scelto per me la locanda dove passare la notte.
Hotel senza lodi particolari, ma perfetto per la situazione. Fuori dal centro, pulito, moderno e con parcheggio controllato per il mio ”destriero olandese”.
La notte ha preso il controllo. Io e Willson abbiamo sognato di essere ancora in viaggio, ma questa volta i caffè erano fantastici!
Anche in Svizzera il sole poeta si è ricordato di me... Mi ha svegliato albeggiando note di ottimismo e promesse Italiane.
Dopo altre dieci ore di viaggio, panini, miraggi e pensieri strani, sono arrivato nella mia Roma

É stato bellissimo! É stato come aver riabbracciato una bellissima amante.
Finalmente CASA. Il citofono. “Nonna eccomi”. Le scale sembravano non finire mai!
Secondo piano. Pianerottolo. La porta si apre. La nonna rigorosamente in vestaglia e pantofole, ma con collana di perle e rossetto. Un abbraccio scioglie tutte le tensioni e libera le farfalle nello stomaco...
Nonna non è mai stata così nonna e tutto era come rimasto in pause. Tutto sembrava come avermi aspettato.
La prima notte ho dormito nel lettone con nonna. Non dimenticherò mai lo sguardo che mi ha donato prima di dormire... sembrava una bimba innamorata. Quasi non volevo addormentarmi... ero stanco, avevo bisogno di dormire, ma sapevo che non avrei potuto sognare cosa più bella.
Ho passato in famiglia cene meravigliose. Ricordo che tutti, prima di decidere di partire, mi ostacolarono con ogni mezzo. Ricordo frasi del tipo “Bisogna rassegnarsi e limitare i danni” o “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia e non quello che trova” e ancora ”Ricordati che hai due figli”...

A cena, ora, tra un boccone e l’altro,  le “nuove” frasi che hanno dato vero sapore alle pietanze sono state invece di incoraggiamento. I “Vedrai che ce la fai” e i “Andrà tutto bene” hanno lenito le preoccupazioni, medicato le ferite. Saziato l’anima.
La mia famiglia stava cercando di tranquillizzarmi, di riscaldarmi al tepore delle loro sicurezze. Mi sono sentito come il gattino bagnato della rèclame Barilla. Quella degli anni novanta, quella della bimba che, durante una giorno di pioggia, raccoglie un gattino zuppo e lo porta a casa...lo asciuga, lo riscalda e lo nutre.

Casa, delle volte, è semplicemente il posto dove ti senti asciutto, al caldo e al sicuro.
Ancora un’alba, questa volta italiana, insieme ad un fantastico caffè ha dato vita al nuovo giorno.
La missione era entrata nel vivo. Avevo due giorni per caricare “baracche e burattini” e vivermi gli amici.
Mi hanno aiutato tutti! Mamma  addirittura si è trasferita a casa mia per supportarmi e per ipotecare ogni attimo che questo sprazzo di destino ci aveva riservato.

Grazie a loro e all’aiuto di tutta la famiglia, l’impresa è riuscita!
Fortunatamente la frenesia della situazione non mi ha consentito di pensare lucidamente al fatto che li avrei lasciati ancora.
Puntuale, fredda e impassibile come una cartella di Equitalia, la scadenza è arrivata. Il viaggio di ritorno ha avuto inizio. Willson era ancora nel Van ad aspettarmi. Una pacca sulla spalla, un sorriso e “Via!”.
Questa volta tutto è durato più a lungo. Non in chilometri, ne in tempo. E’ stato semplicemente più lungo. Di un’unità di misura che non esiste. Non si può spiegare.
Questa volta il Daniele marito e padre, a discapito del Daniele figlio, recriminava la sua famiglia. Mancavano come l’aria.
Finalmente, dopo sei giorni, sono tornato a bussare alla porta della mia nuova vita. Ad aprirmi ho trovato le urla festanti di Iulia e Alex che hanno di fatto lasciato partire gli altri Daniele che mi avevano accompagnato. Li ho visti allontanarsi insieme a Willson, piano piano...verso un nuovo tramonto, questa volta al sapore di miele. A varcare la porta della mia nuova casa, era rimasto solo il Daniele ottimista, felice, innamorato. Come premio, le calde labbra di Dana lo accolsero.
 

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