martedì 19 aprile 2016

Abbiamo Casa!



10/12/2015

Abbiamo Casa!

Abbiamo casa.
Pazzesco! Proprio quando avevamo perso le speranze!
Senza poter contare su referenze lavorative, sembrava ormai impossibile riuscire a trovare una casa in affitto... ma invece...

Dopo circa un mese di assordante silenzio, il nostro agente immobiliare (alias Big Jim per la sua somiglianza con il compagno etero di Barbie) è resuscitato secondo le scritture e si è palesato a noi via telefonica. Lo immagino come uno dei zombie di “Thriller” che, con un telefono vintage rosso,  piano piano, riesce a fare il nostro numero...
Ci ha detto che, il  mega padrone di casa, Dio assoluto del cielo e della terra, ci ha concesso di sedere alla destra del padre e di avere il privilegio assoluto di pagargli un affitto mensile per abitare nel suo appartamento terreno facendosi bastare le garanzie espresse dal nostro estratto conto bancario e dal fatto che comunque i nostro amici Olandesi (santi subito!) si erano fatti garanti per noi.
Ottimo direi! Big Jim ha fatto il suo lavoro e noi avremo la nostra casetta. Il merito è tutto della perseveranza di Dana e del suo spiritello immobiliare mai domo...
Da gennaio avremmo di nuovo il nostro nido! Potremmo finalmente ricostruire una specie di quotidianità che tanto è odiata quando la si vive, ma tanto manca quando la si perde...
In un momento così importante, le corde della mia sensibilità hanno cominciato a suonare una strana melodia assorta e dimenticata in chissà quale “cassetto” dell’anima. E’ tornato alla mente un concetto di Giovanni Pascoli studiato in chissà quale altra vita...
Il Pascoli diceva che il focolare domestico fosse il punto di partenza di tutto.
Non sono mai stato un “secchione”, infatti non ricordo quasi nulla del periodo Decadentistico, ma questa “perla” è rimasta in me.
Questa sera mi piace pensare che Giovanni sia qui con me a guidare la mano che scrive di me, del nido e del calore del focolare che già sento di nuovo vicino... in una notte piovosa qualunque.


"...non li scalda il fuoco, ma quel loro soave essere insieme"
G.Pascoli


giovedì 7 aprile 2016

Heidi, skype, Andrea Franceschetti e i miei 39 anni


Leiden, 6 dicembre 2015



Heidi, skype, Andrea Franceschetti e i miei 39 anni

 
Come ogni anno, il 6 dicembre mi è venuto a cercare. Questa volta ha dovuto faticare un pochino per trovarmi, ma alla fine ci siamo incontrati nelle strade di Leiden e abbiamo brindato al mio primo compleanno da “emigrato”.
 
La mattina è iniziata con un bacio di miele, quello di Iulia, dal sapore dolce e pieno di gioia, poi, come paperotti in fila dietro alla mamma, sono arrivati anche tutti gli altri...
Palloncini e caramelle mi attendevano a tavola insieme ad una ricca colazione. Mi sono sentito molto importante. Ero felice!
La cosa più bella della giornata è stato spegnere le candeline di una buffissima torta a tema “Minions” in collegamento skype con casa.
Riflettevo su come la mia famiglia, lontano da me, si sia tecnologicamente evoluta.

La mamma e la nonna su tutti! Hanno imparato a maneggiare Whatsapp e Skype con la stessa dimestichezza con cui sbucciano i fagiolini.
Se penso che solo qualche mese fa il massimo della tecnologia per loro era saper accendere la bilancia pesa pasta...

Sapevo di essere speciale per loro, ma averlo toccato con mano è stato così gratificante... Ci si potrebbe fare uno spot pubblicitario: “Andare lontano per una nuova avventura? - 50000 euro con Mastercard; Trovare casa in affitto contro ogni previsione? - 5000 euro con Mastercard; Sentirsi così speciale da fare usare Skype e Whatsapp alla nonna? - Non ha prezzo!!!"


Erano bellissimi,  tutti a casa di mia zia per festeggiarmi. Tavola imbandita, vestiti a festa, sembrava di essere con loro! Mancavo solo io! Che strano... esserci ma non esserci...
E’ un paradosso, ma non sono mai stato così vicino alla mia famiglia come ora. Sento di poterli amare senza mezze misure, senza compromessi. Quando sei lontano non c’è spazio per critiche o incomprenzioni. Quando sei lontano, nel cuore si crea una specie di spazio etereo dedicato a chi vuoi bene e non puoi vedere. Una specie di prato verde, dove pascolano in serenità orgoglio, amore, senso di appartenenza e gioia. Mi piace pensarmi in questo contesto hippy... riesco perfino a scorgere Heidi, Peter e le caprette (che non mi salutano, ma va bene comunque)!
C'è un regalo di un amico che porterò sempre tra le fossette dei miei sorrisi. E' una frase che scivola via leggera come un vino bianco fresco durante una cena a base di pesce...


"Emigrare è un pò come tornare bambini. Non capisci quando ti parlano, non sai leggere, vuoi la mamma e la pasta al burro e parmiggiano ti sembra un sogno!" 
(A.Franceschetti)