domenica 17 dicembre 2017

IL MANTELLO DI VELLUTO ROSSO



IL MANTELLO DI VELLUTO ROSSO

VENERDI 15 DICEMBRE 2017


Il mantello di velluto rosso 


 


E poi ci sono quei momenti in cui devi fermarti e dare da mangiare al tuo fottuto demone.
Quella parte del tuo IO che ti spinge a lottare, a non mollare mai, a rialzarti dopo aver preso un sacco di botte, pronto per prenderne tante altre, pronto a pasteggiare sangue e lacrime piuttosto che indietreggiare.
Credo che ognuno di noi ne abbia uno nascosto chissà dove. Scopri di averne bisogno quando tocchi il fondo, quando non puoi fare a meno di essere forte.
Il mio demone, questa sera, si è vestito bene. Gli ho fatto trovare la tavola imbandita per le feste. Questa notte io e lui abbiamo mangiato gioia.
E’ stato come dipingere al buio. Hai tutto in mente, sai che hai da dare, ma non riesci a vedere pienamente ciò che crei finchè è qualcun altro a riconoscerlo. Finchè non accende la luce.
Questa sera, sono stato votato dai miei colleghi come il miglior dipendente dell’anno.
Questa sera ho vissuto uno dei momenti più completi della mia vita.
Quei momenti che sai che rivivrai ogni volta che ne avrai bisogno. Quei momenti che ti colorano l’anima.
Il momento di cui parlo non ha un tempo definito, in realtà non è stato un momento. Sapevo che il nome del vincitore sarebbe stato svelato durante la festa di Natale. Sapevo che il mio demone era vestiro per le feste e aspettava il suo cibo. Lo sentivo ringhiare. Speravo di essere stato riconosciuto come il migliore, ma avevo paura di crederci veramente. Delle volte, quando voli in alto, se cadi, ti puoi fare molto male. Lo conosco quel dolore.
Poi, è partita la classifica dei nominati. Sembrava di essere a San Remo.

Nome dopo nome il cuore batteva più forte, la salivazione spariva, le mani tremavano.
Poi i nomi erano terminati. Ne mancava solo uno. Il vincitore.
Un cameriere vestito di tutto punto bussò alla porta; il demone, seduto ad attenderlo, lo accolse.
Il vassoio argentato con coperchio gli venne palesato. La pietanza che stava aspettando era li dentro. Il cameriere scoperchiò con orgoglio ciò che aveva portato per quella cena cosi attesa.
Quel nome risuonò come un gong. DANIELE! Dolce come quando mia nonna mi chiamava a tavola da bambino, caldo come quando mia madre e mio padre cercavano a modo loro di spiegarmi la vita, perentorio come quella volta che il mio migliore amico aveva bisogno di me.
Era il mio nome. Avevo vinto.
I miei colleghi mi avevano votato. Avevano scelto me.
Quel momento è stato e sarà pienamente mio. Come in un film, mi sono passati davanti agli occhi tutti i 18 mesi del mio percorso. Lacrime, sudore, dolore, gioia, dubbi, perseveranza, insicurezza, determinazione, amore, passione, analisi, rischi, parole, pensieri. Tempo, mai abbastanza.
Sono andato a ritirare il mio premio coperto dagli sguardi di tutti, sentivo i loro occhi su di me, sentivo lo sguardo di mia moglie coprirmi le spalle, come un mantello di velluto rosso, sentivo lo sguardo di mio nonno caldo e presente. Dentro me.



Mi sono sentito accolto, accettato, compreso.  Non so bene come, ma, persino senza parlare, sono “arrivato “alle persone. Credo che agire come se qualsiasi cosa tu dica o faccia possa fare la differenza, in realtà la differenza la faccia.
Per questa sera, e solo per questa sera, il demone è placo. Anche lui si sta gustando questa magnifica cena. Cibo per l’anima, medicina per le ferite, benzina da buttare sul fuoco. Ma da domani.
Ora ho spazio solo per assaporare questo momento, per ammirare alla luce questo mio dipinto, ancora non concluso, ma solo iniziato. Mi piace, è come lo immaginavo al buio.
 


Nessun commento:

Posta un commento