venerdì 26 febbraio 2016

lo sportello numero 2



Lo sportello numero 2

La prima notte non si scorda mai...
Pioveva a dirotto, c’era un vento violentissimo che sembrava urlarmi in faccia di andare via!
La storia era diventata reale. Ero in guerra.
Sceso dalla macchina, tutto il mondo ha iniziato a parlare una lingua che non conoscevo... e l’inglese che pensavo di sapere , si era nascosto...
Prima di andare a letto un sacco di dubbi, tutti in fila come i 7 nani, sono passati a darmi la buona notte.
La mia biancaneve, Iulia, ha detto che è triste, che gia’ le  mancano le amichette e che si sente sola e io non ho trovato nulla di meglio da darle di un sincero “anche io mi sento come te”.
Poi, un abbraccio fortissimo ha detto e fatto tutto il resto che c’era da dire e da fare.
Dopo i primi momenti di panico pero’ lo stato d’animo sta cambiando. Siamo tutti un pochino piu’ sereni.
Stiamo consultando annunci di case in affitto e ci sono tante richieste di lavoro che possiamo prendere in considerazione.
Tutto e’ amplificato quando sei lontano da casa, nel bene e nel male.
Improvvisamente non sei piu’ in grado di leggere, sentire, capire, comprare, persino decidere a volte. Un enorme solievo e’ arrivato da una parola che consideravo nemica. La globalizzazione.
Trovare un posto dove tutto sia uguale a come lo hai lasciato in Italia, ti fa sentire meglio.
Siamo andati all’ Ikea e sembrava di essere a Roma! Tutto era esattamente dove ci aspettavamo che fosse e tutto era tornato ad essere cosi’... facile!
Il primo week-end in terra nordica si era congedato lasciandoci qualche livido e un paio di pacche di incoraggiamento sulle spalle...
Nel nostro primo lunedi olandese  siamo andati al comune per sistemare tutta la burocrazia e all’improvviso, tutto e’ stato chiaro.
Siamo entrati in una struttura moderna, pulitissima e accogliente. Sembrava di essere in un hotel.
L’usciere, che da noi spesso e’ incazzato e soprattutto “scazzato”, qui e’ semplicemente...bellissima.
Ci ha accolto una gentile signorina in tajer che, in inglese, ci ha indicato la via per raggiungere lo sportello numero 2.
Lo sportello numero 2 era li ad aspettarmi, nessuna persona in attesa. Avete presente la scena dove uccellini e topini vestono Cenerentola  con il sottofondo di una musica celestiale? Ecco, in questo contesto, avvolto da una luce eterea lo sportello numero 2 si e’ palesato.
Troppo facile, pensavamo di aver sbagliato, di aver capito male, ma era proprio vero. Allo sportello numero 2  ci ha accolto un sorriso olandese con annessa impiegata amministrativa olandese gentile e disponibile.
Ci ha dato i moduli da riempire (ogni nomenclatura era riprodotta in tutte le lingue europee) e ci ha fatto accomodare in una stanza tutta per noi, con tavolo e sedie... senza dimenticare di portarci un caffè caldo.
Ovviamente i bimbi avevano il loro corner con giocattoli e libri... tutti nuovi e in perfetto stato.
Il giorno dopo, ci hanno telefonato dicendoci che era tutto pronto.
In 48 ore, abbiamo avuto  tutti i documenti per poter lavorare e per poter prendere in affitto un appartamento... e un caffè gratis.
Era all’improvviso tutto chiaro. Ero dove avevo scelto di essere.
Allo sportello numero 2.

lunedì 22 febbraio 2016

La vita in 45 scatoloni



Leiden, 18 novembre 2015

E’ fatta!
 Siamo in Olanda.!


Raluca e Peter, amici di quelli che, sei sei fortunato, ne hai solo un paio nella vita, ci ospitano fino a quando troveremo una sistemazione.
Scrivo dalla grande stanza da pranzo del loro appartamento.Illuminatissima e confortevole. E’ una casa splendida. Sembra uscita dalla reclame del “Mulino Bianco”, sono certo di aver persino udito Banderas e la sua Rosita...
Al momento Alex guarda Topolino in Tv, Iulia gioca con il tablet e Dana stira i panni di Raluca...giusto per sdebitarci un po’.
Non è semplice raccontare tutte le emozioni che mi hanno accompagnato in questo percorso...
Iniziamo dalla firma che mi ha di fatto reso libero...ma disoccupato.
Era il primo ottobre 2015. Pioveva, ed il clima non era il solo ad essere freddo. Ricordo, nella sala della confondustria, un tavolo rotondo con 3 sconosciuti ad attendermi.
Tutti avevano una gran fretta di chiudere la pratica. A nessuno importava di me, della mia vita, dei miei progetti. Nessuna visione romanzata della storia quinidi. Solo una fredda firma su un freddo foglio di carta in un giovedi qualunque.
Cosi’ sono finiti 15 anni di storia tra me e mamma Vodafone.
Quella penna pesava dannatamente, ma mai avrei immaginato che sarebbe stata ancora piu’ pesante nel momento in cui avrei chiesto l’annulamento dell’asilo per Alex e il nulla osta al trasferimento scolastico per Iulia.
Di fatto stavo rompendo con violenza il loro mondo, le loro abitudini, la loro vita perchè io e Dana l’avevamo deciso.
In quel momento, ti fai delle domande:”e se la nostra intuizione non fosse stata giusta?” e ancora:“abbiamo il diritto di cambiare la vita dei nostri figli per inseguire i nostri obiettivi?”
Poi pero’ le risposte non arrivano, la biro scorre sul foglio e, inesorabile, lo hai fatto.
Hai cambiato le cose.
Da un momento all’alltro sei disoccupato, i tuoi figli non vanno a scuola e non hai piu’ punti di riferimento. 
Ti senti solo in una stanza vuota..senza nulla su cui sederti...
Nei giorni successivi non ho avuto il tempo di pensare. Fortunatamente.
Mi sono iscritto ad una scuola per pizzaioli e ho imparato a fare la pizza...non si sa mai...
Dopo il corso sono iniziate tre settimane di impacchettamenti...abbiamo messo la nostra vita in 45 scatoloni. E’ strano. Quello che prima era indispensabile ora è in un pacco...lontano da te. In cantina.
Ora di necessario, ci sei solo tu.
E’quindi venuto il momento dei saluti. Ogni sera salutavamo amici e parenti.
Non e’ semplice salutare veramente qualcuno.
Non ci si abbituera’ mai.
Insieme agli abbracci e ai baci, che tenti di dare piu’ forte, come se dovessero bastare per un po’, ti porti via quel magone che proprio non ce la fai a reprimere.
E’ come un souvenir emozionale.
Questo per gli amici e per i parenti...ma cosa succede quando dici un “ciaooooo” molto lungo alla mamma, al papà e alla nonna che ha 86 anni, che ti ha cresciuto e che il tuo cuore chiama mamma?
Succede un casino.
Dolore, senso di colpa, frustrazione. Rabbia.
Dolore, perche’ sai che non rivredai per tanto tempo coloro che ti hanno donato tutto senza chiederti  niente; senso di colpa perche’ sai che stai facendo loro del male senza che loro te ne abbiano mai fatto, frustrazione per la consapevolezza di  non poter fare nulla per lenire le loro pene e rabbia contro l’inadeguadezza della classe politica italiana  che ha distrutto il paese, lo ha assassinato e che mi ha portato a scegliere di fare tutto cio’.
Poi i saluti finiscono ed e’ il momento di partire.
Chiudi tutte le tapperelle, controlli bene bene. Spegni tutte le luci e rimani per un po’ a guardare quello spicchio di casa ancora illuminata della luce del pianerottolo. Poi chiudi finalmente la porta. Hai chiuso casa.
E le dici addio.
La perfetta immagine di una vita che finisce e un’altra che comincia: una porta che si chiude. Quella che fino a quel momento era casa, Il tuo rifugio, ora basta, non ce l’hai piu’. 
Il tuo rifugio e’ dentro te. Non hai altro.
Poi sali in macchina e vai...
Tutto fila liscio fino a quando lasci l’italia. Sembra strano, ma quel maledetto passo del Brennero vuoi che non finisca mai, come se ti aspettassi che l’Italia non ti lasciasse andar via e ti dicesse di tornare indietro.
Poi ti ritrovi in Austria e ti giri cercando negli occhi di tua moglie qualcosa che non sai bene neanche te. E li, io, ho trovato lacrime.
Non ho fatto in tempo a gestire le mie emozioni, perchè ho dovute essere forte per lei.
Forse e’ questo l’amore.
Non dimentichero’ mai quel momento.
Nella cassettiera dei ricordi e’ finito vicino a quello che mi racconta di quando eravamo giovanissimi, nella nosta prima casa in affitto...30 mq di amore e incoscienza. Eravamo sdraiati su un divano letto scomodissimo e ci stavamo vedendo un film. Lei mi disse guardando negli occhi che era felice.
La vita in quel momento era tutta li.


 

sabato 20 febbraio 2016

Un salto nel buio

20 febbraio 2016

Un respiro e via...

Qui inizia il mio blog!

Tutto nasce come un diario. Anche se si ha 40 anni, la formula del diario funziona sempre.
Lasciare che l'anima scacci i propri demoni! E' questo che sto facendo... Quando si ha 15 anni si scrive un diario perche' ci si sente incompresi; quando ne hai 40 lo scrivi per comprendere.
Sto vivendo un'esperienza unica, dura, a volte ruvida. Tutto cio' che sto imparando puo' aiutare qualcuno (spero) ... e questo e' meraviglioso. Un'esperienza attiva, un percorso vivo.
Per questo ho deciso di far crescere il mio diario; ora e' diventato grande. Ora e' il mio blog.

Sono Daniele, 39 anni, sposato con Dana, l'altra parte della mia parola amore. Ho due figli, Iulia di 8 anni ed Alex che ne ha 2.
Chi ha figli sa che non e' possibile descrivere esattamente cosa significhi essere padre. Quando diventi padre si crea un "prima" e un "dopo". E' talmente forte, che il "prima" si addormenta.. e  vivi e sogni  solo nel "dopo".
Come succede spesso a 40 anni, i maschietti impazziscono. Tendono a fare cose strane. A questa eta' sai esatamente cosa vuoi e chi sei, ma non sai come fare a vivere la vita che non hai, ma che avresti voluto. Per questo, spesso i 40enni fanno dei casini. Lasciano la moglie, lasciano il lavoro, tradiscono amici o semplicemente fanno finta di niente. Come quando qualcuno ti chiede l'elemosina e ti giri per non vedere.

Io ho deciso di non voltarmi.

Non ho lasciato mia moglie, non ho tradito gli amici, ma ho fatto un gran bel casino.
Amo mia moglie come non potro' mai farle veramente sapere. Sto parlando di quel sentimento che e' privilegio degli angeli poter definire. Amo i miei figli perche' loro sono angeli. I miei angeli.
Quello che ho deciso di volere li ha coinvolti.
Io e mia moglie abbiamo lasciato i nostri lavori, rastrellato i nostri risparmi e siamo andati via dall'Italia verso L'Olanda. Alla ricerca di un paese civile, con aperture mentali e ottimi servizi, dove poter ricominciare a credere in un futuro migliore, per noi e per i nostri figli.
Un salto nel buio. 

Questa e' una citazione che mi ha trovato e che racchiude tutto il senso di quello che sto vivendo...
Andiamo?

"This decision is like jumping off a really tall building...your brain tells that is not a good idea, 
but your heart tells you that you can fly"