lunedì 22 febbraio 2016

La vita in 45 scatoloni



Leiden, 18 novembre 2015

E’ fatta!
 Siamo in Olanda.!


Raluca e Peter, amici di quelli che, sei sei fortunato, ne hai solo un paio nella vita, ci ospitano fino a quando troveremo una sistemazione.
Scrivo dalla grande stanza da pranzo del loro appartamento.Illuminatissima e confortevole. E’ una casa splendida. Sembra uscita dalla reclame del “Mulino Bianco”, sono certo di aver persino udito Banderas e la sua Rosita...
Al momento Alex guarda Topolino in Tv, Iulia gioca con il tablet e Dana stira i panni di Raluca...giusto per sdebitarci un po’.
Non è semplice raccontare tutte le emozioni che mi hanno accompagnato in questo percorso...
Iniziamo dalla firma che mi ha di fatto reso libero...ma disoccupato.
Era il primo ottobre 2015. Pioveva, ed il clima non era il solo ad essere freddo. Ricordo, nella sala della confondustria, un tavolo rotondo con 3 sconosciuti ad attendermi.
Tutti avevano una gran fretta di chiudere la pratica. A nessuno importava di me, della mia vita, dei miei progetti. Nessuna visione romanzata della storia quinidi. Solo una fredda firma su un freddo foglio di carta in un giovedi qualunque.
Cosi’ sono finiti 15 anni di storia tra me e mamma Vodafone.
Quella penna pesava dannatamente, ma mai avrei immaginato che sarebbe stata ancora piu’ pesante nel momento in cui avrei chiesto l’annulamento dell’asilo per Alex e il nulla osta al trasferimento scolastico per Iulia.
Di fatto stavo rompendo con violenza il loro mondo, le loro abitudini, la loro vita perchè io e Dana l’avevamo deciso.
In quel momento, ti fai delle domande:”e se la nostra intuizione non fosse stata giusta?” e ancora:“abbiamo il diritto di cambiare la vita dei nostri figli per inseguire i nostri obiettivi?”
Poi pero’ le risposte non arrivano, la biro scorre sul foglio e, inesorabile, lo hai fatto.
Hai cambiato le cose.
Da un momento all’alltro sei disoccupato, i tuoi figli non vanno a scuola e non hai piu’ punti di riferimento. 
Ti senti solo in una stanza vuota..senza nulla su cui sederti...
Nei giorni successivi non ho avuto il tempo di pensare. Fortunatamente.
Mi sono iscritto ad una scuola per pizzaioli e ho imparato a fare la pizza...non si sa mai...
Dopo il corso sono iniziate tre settimane di impacchettamenti...abbiamo messo la nostra vita in 45 scatoloni. E’ strano. Quello che prima era indispensabile ora è in un pacco...lontano da te. In cantina.
Ora di necessario, ci sei solo tu.
E’quindi venuto il momento dei saluti. Ogni sera salutavamo amici e parenti.
Non e’ semplice salutare veramente qualcuno.
Non ci si abbituera’ mai.
Insieme agli abbracci e ai baci, che tenti di dare piu’ forte, come se dovessero bastare per un po’, ti porti via quel magone che proprio non ce la fai a reprimere.
E’ come un souvenir emozionale.
Questo per gli amici e per i parenti...ma cosa succede quando dici un “ciaooooo” molto lungo alla mamma, al papà e alla nonna che ha 86 anni, che ti ha cresciuto e che il tuo cuore chiama mamma?
Succede un casino.
Dolore, senso di colpa, frustrazione. Rabbia.
Dolore, perche’ sai che non rivredai per tanto tempo coloro che ti hanno donato tutto senza chiederti  niente; senso di colpa perche’ sai che stai facendo loro del male senza che loro te ne abbiano mai fatto, frustrazione per la consapevolezza di  non poter fare nulla per lenire le loro pene e rabbia contro l’inadeguadezza della classe politica italiana  che ha distrutto il paese, lo ha assassinato e che mi ha portato a scegliere di fare tutto cio’.
Poi i saluti finiscono ed e’ il momento di partire.
Chiudi tutte le tapperelle, controlli bene bene. Spegni tutte le luci e rimani per un po’ a guardare quello spicchio di casa ancora illuminata della luce del pianerottolo. Poi chiudi finalmente la porta. Hai chiuso casa.
E le dici addio.
La perfetta immagine di una vita che finisce e un’altra che comincia: una porta che si chiude. Quella che fino a quel momento era casa, Il tuo rifugio, ora basta, non ce l’hai piu’. 
Il tuo rifugio e’ dentro te. Non hai altro.
Poi sali in macchina e vai...
Tutto fila liscio fino a quando lasci l’italia. Sembra strano, ma quel maledetto passo del Brennero vuoi che non finisca mai, come se ti aspettassi che l’Italia non ti lasciasse andar via e ti dicesse di tornare indietro.
Poi ti ritrovi in Austria e ti giri cercando negli occhi di tua moglie qualcosa che non sai bene neanche te. E li, io, ho trovato lacrime.
Non ho fatto in tempo a gestire le mie emozioni, perchè ho dovute essere forte per lei.
Forse e’ questo l’amore.
Non dimentichero’ mai quel momento.
Nella cassettiera dei ricordi e’ finito vicino a quello che mi racconta di quando eravamo giovanissimi, nella nosta prima casa in affitto...30 mq di amore e incoscienza. Eravamo sdraiati su un divano letto scomodissimo e ci stavamo vedendo un film. Lei mi disse guardando negli occhi che era felice.
La vita in quel momento era tutta li.


 

4 commenti:

  1. Mi hai fatto commuovere e al tempo stesso mi hai trasmesso una grande forza..

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  2. Ciao ragazzi certo ci mancate ma siamo felici per voi che state realizzando il vostri sogni. Un abbraccio forte a tutti da Fabiana Renato Mirko e soprattutto Daniele

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