giovedì 3 aprile 2025

RESET

"Reset"


E come lo chiudi un blog che poi vuoi diventi un libro?

Iniziamo dal motivo per il quale voglio che succeda. Pubblicare un libro è da sempre un sogno nel cassetto e, da un po', i cassetti sono amici. Fantasticavo di  scrivere romanzi di fantascienza, o romanzi romantici, o romanzi di fantascienza romantici e poi...E poi, alla fine, il romanzo sono diventato io.

Ero in Netherlandia, lontano da casa e volevo condividere i miei casini con la famiglia rimasta in Italia facendo quello che mi viene da sempre più naturale. Scrivendo. Poi ho visto che la mia stramba avventura da expat iniziava a coinvolgere altri 40enni matti in giro per l'Italia e quello che è iniziato come una specie di diario è diventato un veicolo di ispirazione. Poi il covid, il ritorno a casa, la morte di mamma e papà e poi il nuovo me. Da diario a blog e da blog a diario. Andata e ritorno in un casino durato 10 anni.

 Non so se il destino è una roba già scritta o se la scriviamo noi ogni volta, ma un paio di cose sono certe per quanto mi riguarda. 

Senza l'esperienza estera non sarei stato in grado di gestire la perdita di mamma e papà e senza il processo di questi lutti non sarei stato in grado di dire dei "no" pesanti che alla fine hanno plasmato ciò che sono oggi.

La comfort zone è bellissima, ma per godersela sul serio la devi prima sacrificare. Essere all'estero, fuori dalla famosa comfort zone è disarmante, avvilente, dannatamente difficile. Essere "gli altri" è stato però illuminante. Mi ha aperto la mente. Concetti come razzismo, prevaricazione sociale e patria mi sono venuti addosso come un frontale in autostrada. Da aleatorio, da teorico a cazzotto in faccia nel giro di due ore di Easyjet. Senza Dana avrei mollato dopo 3 mesi. Senza di lei non sarei nulla di quello che sono. Anche il nostro rapporto è passato al "livello successivo" in Olanda. Li, giocavamo alla pari. Entrambi pesci fuor d'acqua, entrambi ridotti a stereotipi del cazzo. La bella escort dell'est e il mafioso italiano. Sale grosso su ferite aperte. Bandiere da colori improvvisamente sbagliati .Ci devi passare per capire.

Ci sono passato e ho capito quello che mia moglie ha fatto per me venendo in Italia 20 anni prima. L'ho sempre considerato, ma viverlo sulla pelle è un'altra roba. La percezione del suo amore, dopo tutto ciò, è stata totalizzante. Averla accanto in un momento del genere è stato essenziale. Lei poesia, io scrivano, lei materia io artigiano, lei musica, io musicante. L'ho sempre avuta al mio fianco, ma è solo in Olanda che l'ho vista sul serio. Ho lasciato a Leiden il ragazzo italiano e sono tornato a Como da uomo europeo. Pensavo di aver meritato un po' di pace, ma poi è andata come andata. Il covid, il lutto, il burnout. Battaglie complesse, ma combattute con le armi giuste. Perché quando l'unica scelta che hai è quella di essere forte, forte ci diventi. Abolisci i "se" e punti direttamente al "quando".

 In dieci anni ho cambiato due nazioni, lavorato nelle telecomunicazioni, nell'ospitalità di alto livello, poi nella logistica e infine sono diventato un piccolo imprenditore di gioia. Sono entrato e uscito indenne da una pandemia mondiale scegliendo di non vaccinarmi, ho perso amici, ma ne ho trovati altri, sono diventato un papà più permissivo e un marito più maturo. Sono ingrassato un po', non vedo più un cavolo da vicino e spesso non sopporto la gente, specialmente al mattino.




Guido una Dacia, sorrido compiaciuto nel pensare che sia la mia donna che la mia macchina sono rumene, me ne sbatto di non possedere auto costose o di vestire  firmato. Mi piace la sensazione che provo mentre guido quando torno dal lavoro, non vedo l'ora di essere a casa per ascoltare, a tavola, le giornate di Iulia che mi racconta degli occhi dolci di improbabili principi azzurri e Alex che dopo si mette a giocare e fa dei rumori da radio rotta. E poi c'è l'universo parallelo da vivere dopo aver spento la luce del comodino. Solo Daniele e Dana, come sempre e per sempre. Amo la mia routine, amo la mia comfort zone. Me la sono guadagnata...
Ho quasi 50 anni, mi addormento sul divano mentre guardo i film, mi fanno felice gli orsetti Haribo, se una canzone mi piace la canto come un pazzo spesso in macchina facendo delle significative figure di merda, spendo tutto quello che posso in viaggi, parlo con le mucche mentre vado a lavoro, uso
la punteggiatura anche su whatsapp, aborro l' intelligenza artificiale, non aggiorno il software di nulla, ho la stessa foto scattata da Iulia nel 2012 in tutti i profili dei  social, la mia canzone preferita è ancora "cenerentola innamorata" di  Marco Masini, accetto tutti i cookies che mi vengono offerti perché  "sennò pare brutto", rispondo con educazione a improbabili tizi che mi vogliono fregare in qualsiasi modo telefonando sempre nei momenti più assurdi, mi compiaccio quando mi dicono che sono un boomer e il momento più bello del weekend è ancora il rito del  caffè che mi porta mia moglie sul divano dopo colazione.

Ho quasi 50 anni, cerco di essere migliore di ieri e peggiore di domani, mi piace essere gentile, lavoro per vivere e non più il contrario. Ho imparato a dire "no" ma sto lavorando ancora sul fatto che mi sento una merda per aver detto quei "no" .



Sono imperfetto e nella consapevolezza di esserlo rinasco ogni giorno cercando la felicità in ciò che sono, in ciò che ho e soprattutto in ciò che posso dare. Ancora e nonostante tutto da figlio, con occhi di bimbo, mani da uomo e cuore di padre. Tutto questo ha ispirato qualcuno? Lo farà? Non ne ho idea. Infondo questo strano libro è solo un sogno uscito fuori dal cassetto. Non voglio insegnare nulla a nessuno. Di sicuro però non sono un leone da tastiera che spara cazzate motivazionali in cerca di like. Nessuna finzione. È tutto dannatamente vero. Mi sono messo in gioco, mi sono "buttato" e ho trovato la felicità senza neanche sapere che la stessi cercando. Provare, agire, combattere, imparare, sbagliare, scegliere, amare. Cambiare. 

                                                        E se poi non funziona?

                                                                        Ricominciare. 

                                      C'è una parola in inglese che racchiude tutto questo.

                                                                     La parola è "reset".




 

domenica 9 febbraio 2025

LA ROSA BLUTIQUE"

 " La Rosa Blutique"



Succede. Delle volte succede e basta. Si apre la porta. Tutto entra e tutto esce. Tutto rallenta. Sembra di essere dentro la scena di Matrix in cui Neo vede tutto andare in slow motion…Mi lascio attraversare da debolezze vagabonde e magnificenze di amore rosso fuoco. Li fuori si parla d'inteligenza artificiale, di confini, di mura, di gender, di guerra e io vedo tutto così piccolo. Sono nel mio mondo boomer e mi piace. Ho quasi 50 anni e mi ci trovo dentro come in un buon paio di Nike. Se a 40 anni sai quello che non vuoi, a 50 sai quello che vuoi e, se sei fortunato, sai cosa fare per ottenerlo. E’ come essere l’incognita di un’equazione riuscita i cui fattori interagiscono tra loro senza neanche conoscersi. Non mi interessa più vincere ed essere male.Nel dubbio,

 combatto, ma per perdere ed essere bene. L’ho capito da quando ho spento le candeline del mio quasi 50esimo compleanno. Prima di spegnerle, come ogni anno, ho cercato il desiderio da esprimere. Immagino questo momento come una specie di buco spazio temporale dove si torna bambini e si va, cavalcando un unicorno, in un posto colorato pieno di cassetti da aprire con all’interno caramelle, giocattoli e sogni da realizzare. Per la prima volta nella mia vita, di cassetti, ce ne erano giusto un paio. E questo è tanta roba. Ho realizzato di essere felice del mio presente. Sto parlando di quella roba che ti viene fuori direttamente dalla pancia. Sono felice, a modo mio.

Ho finalmente metabolizzato il passato con tutto quello che è stato e ho capito che l’unico modo per onorarlo è migliorare. Fare del bene. Essere la migliore versione di se stessi. Ho realizzato che siamo tutti figli della stessa madre energia. Ho smesso di cercare frequenze non mie. Ho iniziato a vibrare di me stesso e tutto è stato finalmente così chiaro. Lasciarmi suonare ha permesso di lasciarmi ascoltare. Sono riuscito a socchiudere pericolosi armadi con scheletri di vita in cui sono stato figlio per accogliere di padre scelte. Tutto questo mi ha portato ad aprire il cassetto più vicino dei due o tre che vedevo. Dentro sapevo che avrei trovato un ponte. Un ponte tra essere stato figlio ed essere padre. Ponte, tra passato e futuro. Eccolo il mio desiderio. Il progetto di sempre. Il progetto del cuore. Con il cuore. Dana e io, dopo tante ricerche, trovammo un appartamento pieno di luce, a un passo da noi. Sarebbe piaciuto a mia madre e a mio padre e tanto è bastato per fare in modo che quello che ci avevano lasciato fosse speso per comprare quello che sarebbe diventato un sogno realizzato, un percorso tra immortalità di passato e luce di prospettive.

Trasformammo con le nostre mani (e con quelle di qualche buon amico) quattro mura in “la Rosa blutique guest house”. Tutto in questo progetto ha avuto un senso. Ogni minimo dettaglio ha un motivo di esistere. Dal nome in ricordo del fiore che per mamma aveva un significato particolare, all’attenzione per la qualità a dispetto della quantità, concetto di cui sono stato nutrito alla tavola degli insegnamenti passati. Se le cose fossero andate come la ragione avesse suggerito, mamma sarebbe dovuta venire a vivere ad un passo da me dopo che papà si fosse arreso alla malattia. Avrebbe continuato a fare la nonna e la mamma. Avrebbe dovuto avere una seconda possibilità per crescere un nipote con lo stesso sangue del figlio che la vita non le aveva permesso di viversi pienamente.
Ma il destino delle volte viene scritto da mani ignare con calamai neri e inchiostri rossi d'inferno e le cose sono andate diversamente. Ebbene, quel posto a mia madre, lo abbiamo comprato ugualmente. Dentro ci abbiamo messo tutto ciò che di buono abbiamo avuto in dono. La nostra missione è stata ed è quella di valorizzare tutta questa strana magia fatta di rabbia, rivalsa e speranze. Dentro ci abbiamo messo questo nostro tesoro di famiglia, fatto del piacere di donare, di ospitare. Di vivere il prossimo.

Questo ha richiesto e richiede tante energie, ma ha portato a fare tutta la differenza del mondo tra avere un business e viverlo, sentirlo. Abbiamo costruito un sogno, un lavoro, usando emozioni e mattoni. Come tanti piccoli pezzettini di lego colorati, abbiamo costruito una guest house. Il ponte. Il successo di quello che è di fatto diventato parte della nostra vita non ci ha sorpreso più di tanto perché in realtà non lo abbiamo mai rincorso. Le persone che vengono da noi beneficiano del nostro tempo e noi del loro. I soldi sono un dettaglio. Sono semplicemente necessari per alimentare un circolo virtuoso in cui emozioni e tempi dipingono tele di eternità. Ho quasi 50 anni, sono un figlio cresciuto bene, un marito innamorato, un padre orgoglioso e un sognatore di mondi diversi. In ascolto di me stesso, suono melodie di me in giro per chi vuole ascoltarle. Non so come si chiama questa roba qui, forse non si chiama, forse è più semplice di quel che sembra. Forse quel bambino di quasi 50 anni fa è finalmente felice di me.