domenica 9 febbraio 2025

LA ROSA BLUTIQUE"

 " La Rosa Blutique"



Succede. Delle volte succede e basta. Si apre la porta. Tutto entra e tutto esce. Tutto rallenta. Sembra di essere dentro la scena di Matrix in cui Neo vede tutto andare in slow motion…Mi lascio attraversare da debolezze vagabonde e magnificenze di amore rosso fuoco. Li fuori si parla d'inteligenza artificiale, di confini, di mura, di gender, di guerra e io vedo tutto così piccolo. Sono nel mio mondo boomer e mi piace. Ho quasi 50 anni e mi ci trovo dentro come in un buon paio di Nike. Se a 40 anni sai quello che non vuoi, a 50 sai quello che vuoi e, se sei fortunato, sai cosa fare per ottenerlo. E’ come essere l’incognita di un’equazione riuscita i cui fattori interagiscono tra loro senza neanche conoscersi. Non mi interessa più vincere ed essere male.Nel dubbio,

 combatto, ma per perdere ed essere bene. L’ho capito da quando ho spento le candeline del mio quasi 50esimo compleanno. Prima di spegnerle, come ogni anno, ho cercato il desiderio da esprimere. Immagino questo momento come una specie di buco spazio temporale dove si torna bambini e si va, cavalcando un unicorno, in un posto colorato pieno di cassetti da aprire con all’interno caramelle, giocattoli e sogni da realizzare. Per la prima volta nella mia vita, di cassetti, ce ne erano giusto un paio. E questo è tanta roba. Ho realizzato di essere felice del mio presente. Sto parlando di quella roba che ti viene fuori direttamente dalla pancia. Sono felice, a modo mio.

Ho finalmente metabolizzato il passato con tutto quello che è stato e ho capito che l’unico modo per onorarlo è migliorare. Fare del bene. Essere la migliore versione di se stessi. Ho realizzato che siamo tutti figli della stessa madre energia. Ho smesso di cercare frequenze non mie. Ho iniziato a vibrare di me stesso e tutto è stato finalmente così chiaro. Lasciarmi suonare ha permesso di lasciarmi ascoltare. Sono riuscito a socchiudere pericolosi armadi con scheletri di vita in cui sono stato figlio per accogliere di padre scelte. Tutto questo mi ha portato ad aprire il cassetto più vicino dei due o tre che vedevo. Dentro sapevo che avrei trovato un ponte. Un ponte tra essere stato figlio ed essere padre. Ponte, tra passato e futuro. Eccolo il mio desiderio. Il progetto di sempre. Il progetto del cuore. Con il cuore. Dana e io, dopo tante ricerche, trovammo un appartamento pieno di luce, a un passo da noi. Sarebbe piaciuto a mia madre e a mio padre e tanto è bastato per fare in modo che quello che ci avevano lasciato fosse speso per comprare quello che sarebbe diventato un sogno realizzato, un percorso tra immortalità di passato e luce di prospettive.

Trasformammo con le nostre mani (e con quelle di qualche buon amico) quattro mura in “la Rosa blutique guest house”. Tutto in questo progetto ha avuto un senso. Ogni minimo dettaglio ha un motivo di esistere. Dal nome in ricordo del fiore che per mamma aveva un significato particolare, all’attenzione per la qualità a dispetto della quantità, concetto di cui sono stato nutrito alla tavola degli insegnamenti passati. Se le cose fossero andate come la ragione avesse suggerito, mamma sarebbe dovuta venire a vivere ad un passo da me dopo che papà si fosse arreso alla malattia. Avrebbe continuato a fare la nonna e la mamma. Avrebbe dovuto avere una seconda possibilità per crescere un nipote con lo stesso sangue del figlio che la vita non le aveva permesso di viversi pienamente.
Ma il destino delle volte viene scritto da mani ignare con calamai neri e inchiostri rossi d'inferno e le cose sono andate diversamente. Ebbene, quel posto a mia madre, lo abbiamo comprato ugualmente. Dentro ci abbiamo messo tutto ciò che di buono abbiamo avuto in dono. La nostra missione è stata ed è quella di valorizzare tutta questa strana magia fatta di rabbia, rivalsa e speranze. Dentro ci abbiamo messo questo nostro tesoro di famiglia, fatto del piacere di donare, di ospitare. Di vivere il prossimo.

Questo ha richiesto e richiede tante energie, ma ha portato a fare tutta la differenza del mondo tra avere un business e viverlo, sentirlo. Abbiamo costruito un sogno, un lavoro, usando emozioni e mattoni. Come tanti piccoli pezzettini di lego colorati, abbiamo costruito una guest house. Il ponte. Il successo di quello che è di fatto diventato parte della nostra vita non ci ha sorpreso più di tanto perché in realtà non lo abbiamo mai rincorso. Le persone che vengono da noi beneficiano del nostro tempo e noi del loro. I soldi sono un dettaglio. Sono semplicemente necessari per alimentare un circolo virtuoso in cui emozioni e tempi dipingono tele di eternità. Ho quasi 50 anni, sono un figlio cresciuto bene, un marito innamorato, un padre orgoglioso e un sognatore di mondi diversi. In ascolto di me stesso, suono melodie di me in giro per chi vuole ascoltarle. Non so come si chiama questa roba qui, forse non si chiama, forse è più semplice di quel che sembra. Forse quel bambino di quasi 50 anni fa è finalmente felice di me.



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