lunedì 24 agosto 2020

“BENVENUTI A TUTTI QUELLI COME ME”


Dunque, dove eravamo rimasti?

Ad un anno fa piu’ o meno...

Ero in Olanda, impegnato nella mia carriera e nella ricerca di un rientro in Italia.

Il “pezzo” che segue e’ stato scritto qualche mese fa… Avrebbe dovuto essere l’ultimo del blog! Pensavo di aver trovato un fantastico “…e vissero felici e contenti” e invece, proprio mentre stavo per organizzare i ringraziamenti e i “titoli di coda” cominciavano gioiosi  a rincorrersi …La pandemia di Covid 19…ha deciso che il giro sulle montagne russe non era ancora terminato…Anzi...




“BENVENUTI A TUTTI QUELLI COME ME”

"Ciao nonna, ci vediamo a giugno! Mi raccomando: stai attentata, mangia sano e non troppo!"
 Quelle furono le ultime parole che le dissi.
Scesi le scale e andai via, sentii il suo sguardo avvolgermi le spalle... come se avesse saputo...
Da li a poco se ne sarebbe andata. Lo avrebbe fatto all’improvviso, in punta di piedi.
L’elaborazione del lutto e' del tutto personale. Inspiegabile, ingestibile. Nasce e muore in un pensiero, grande abbastanza da spezzare catene di congetture e fottutissime logicita’. Mi sento come quando ero piccolo, vestito con i pantaloni corti, i calzini bianchi e le scarpe ortopetiche, quelle nere con i buchini nella parte superiore. Non ero un bambino facile, non ero suo figlio, eppure lei era mia madre. Mi ha aiutato in tutti i modi in cui una persona puo’ aiutarne un’altra, e ora che non puo’ piu’ parlare, ho imparato ad ascoltarla, ma in un modo diverso.
Quante cose sono cambiate in questi anni. Quante lezioni ho imparato. Forse sono diventato un uomo o forse ancora no. Spero di averti reso comunque orgogliosa, nonna. Orgogliosa, non tanto per la strada che ho fatto, ma dei passi con cui l’ho percorsa. Ho gli stessi occhi di allora, ma oggi riesco a vedere colori che prima giocavano a nascondino.
Non ho fatto in tempo a dirti che la mia incosciente caparbieta’ mi avrebbe riportato indietro. Non ho fatto in tempo a dirti che la strategia per tornare in Italia aveva funzionato! La posizione manageriale tanto desiderata era tra le mie mani! Non ho fatto in tempo a portarti in dote il mio sogno realizzato. Avrei voluto consegnartelo tra quelle mani picoline, piene di vita vissuta e carezze da dare….
Invece il tempo e’ finito. L’ho perso. Ho vinto, ma ho perso.
Avevo realizzato il mio sogno. Ero il food&beverage supervisor in una delle piu’ importanti catene alberghiere del mondo presso una location fantastica: Como. Italia. La MIA Italia.
Finalmente potevo giocare alla pari. Potevo esprimermi nella mia lingua madre, potevo usare tutte le mie potenzilita’…potevo volare.
Mi sono trasferito a Como da solo, in attesa che la famiglia mi raggiungesse nel giro di qualche mese. Giusto il tempo di organizzare l’ennesimo cambio vita. Mi sono ritrovato a combattere contro due giganti: la solitudine e l'elaborazione del lutto. Ero solo, in una citta’ meravigliosa, ma ancora estranea. Stavo vivendo il mio sogno lavorativo, ma non potevo condividerlo veramente con le persone che amavo.
Finito di lavorare, tornare al B&B dove vivevo, mi faceva provare l’unica sensazione simile ad un tepore casalingo che proprio mi mancava. Cercavo di non pensarci, ma in cuor mio sapevo che mi stavo semplicemente prendendo in giro. Non ero a casa, in nessuna delle case che potevo considerare tali e il fatto di non poter vivere, toccare, guardare mia moglie e i miei figli, stava logorando un’anima gia’ ferita. Ricordo che mi addormentavo con la sciarpa rossa fatta dalla nonna sotto al cuscino. Riuscivo a sentire il suo odore. Non so spiegarlo, ma questo gesto mi faceva stare meglio. Cercavo di rimanere concentrato sul fatto che quella sarebbe stata solamente l’ennesima tappa di un disegno che si sarebbe dovuto completare a breve. Ero sollevato dal fatto che sarebbe stato molto piu’ semplice andare a trovare mio padre, sempre piu’ debole e provato da una guerra combattuta sapendo di non poterla vincere. Proprio dalla dignita’ di questa battaglia cercavo di prendere la forza per continuare ad essere il solito Daniele con le spalle grosse grosse…
Purtroppo pero’ quelle spalle si fecero piccole piccole quando arrivo’ la notizia che papa’ aveva issato bandiera bianca…. aveva smesso di combattere. Sentii il bisogno di urlargli in faccia che non poteva finire cosi’. Dovevo aiutarlo a combattere, a qualsiasi costo. Ed ecco che all’ennesimo bivio mi si paleso’ davanti…
Che fare? Fingere di non avere scelta, continuare la carriera manageriale lontano da tutto e tutti o fermarsi?
Ancora ricordo gli attacchi di panico, gli incubi…i rimorsi…
Poi arrivo’ il momento della verita’. Mi guardai allo specchio. Per davvero. Quello che vidi non mi piacque. 
Il lavoro, questa fissazione di dimostrare e dimostrarmi di essere in grado di realizzare gli obbiettivi prefissati, mi avevano portato ad essere l’immagine che gli altri avrebbero voluto vedere  e non quella che in realta’ ero veramente. La mia famiglia era divisa tra Leiden in Olanda e Roma in Italia. Io ero a Como, un posto dove in quel momento non aveva piu’ senso essere.
Mi sono licenziato.

Ho praticamente distrutto tutto quello che credevo essere la mia “ragione di vita” con una firma…Ancora una volta… 
Sono tornato ad essere solo un figlio, un marito ed un padre.
Ho passato del tempo con i miei genitori. Ho imparato una lezione d'amore da mia madre, nei confronti di mio padre, che va al di la di ogni tentativo di spiegazione. Certe cose vanno oltre l'amore, talmete oltre che talvolta e per taluni, non si riescono neanche a capire realmente fino in fondo...Mia madre: un guerriero gigante di 1,5m.
Non so esattamente come possa aver fatto o cosa possa aver detto, ma mio padre si “rimise in piedi” dando un senso a tutto. Anche la scienza si dovette errendere a quel recupero impossibile da spiegare…
Ormai appagato da tale miracolo, mi cominciai a chiedere come fare a ricominciare e soprattutto da dove…
Poi successe l’impensabile.
L’unico “porto sicuro” del periodo a Como, la camera “Fuoco” del B&B dove le mie inquietudini ed io passavamo le nostre notti perloppiu’ insonni, mi venne a cercare.
 I proprietari della struttura, mi proposero di gestire al loro posto l'intero B&B!

All’improvviso, si palesava  la possibilita’ di realizzare quel sogno che da sempre cullavo insieme a Dana e che troppo facilmente avevo lasciato nel cassetto. Non fu difficile convincere mia moglie ad aprire quel famoso cassetto impolverato e, in un battibaleno, ci trovammo ad orgnizzare un altro trasloco internazionale con un van pieno di vecchi scatoloni e nuove speranze!
Quel tempo che tanto mi aveva tolto, ora mi stava regalando una possibilita’ enorme.

 Il 12 agosto 2019 il nostro sogno prese forma.
Fu il nuovo inizio. Un piccolo passo verso un futuro pieno di nuovi cassetti da aprire…


In un anno abbiamo realizzato quello che non avevamo neanche il coraggio di sognare.
Siamo tornati a “casa” inseguendo una carriera che pensavo fosse l’unica che potevo desiderare. Ho compiuto delle scelte personali importanti che ho pagato perdendo molti dei miei punti di riferimento. Mi sono scoperto vunnerabile. Ho lasciato che il dolore mi vincesse. Ho deciso di cambiare priorita’. Ho deciso di ascoltare il cuore. Ho distrutto tutto e ho ricominciato. Ancora.
Dana, Iulia e Alex mi hanno supportato lasciandomi osare, sperare, sbagliare, capire. Questo e’ il regalo che solo pochi possono avere il privilegio di ricevere.

Ora mi sento appagato, felice, vivo. 
 L’idea di poter esprimere il NOSTRO concetto di ospitalita’, ci rende finalmente liberi.

Tuttavia, la sera, prima di andare a letto, quando i pensieri piu' puri trovano la via, sento ancora il bisogno della sciarpa rossa. Mi porta indietro nel tempo, a casa sua. Mi riesco a nascondere dietro un angolo del corridoio per spiare quel bambino in calzoncini corti e scarpe ortopediche. Lo vedo giocare felice, forte e con tanti cassetti da riempire…


“Ricominciare da meno di zero e finalmente sollevare il velo e raccontarmi veramente, non l’immagine vincente che la gente prova a vendersi di se…lo spettacolo riprende benvenuti a tutti quelli come me”
J-AX& bianca Atzei

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