L' UNICORNO
Era il 4 maggio 2020.
Il lavoro sembrava semplice. Dovevo consegnare dei pacchi
a delle persone. Lo dovevo fare velocemente e volevo farlo dannatamente bene.
Dovevo imparare luoghi sconosciuti e dovevo imparare a cavalcare un destriero a
quattro ruote, grande. Molto grande. Non ne sapevo nulla, ma sapevo che avrei
imparato, sbagliato e imparato nuovamente, cosi fino al "vissero felici e
contenti" dei racconti letti ai bimbi prima del bacio della buona notte.
Come ogni bella favola che si rispetti pero' andava
scritta nella maniera giusta.
Decisi che avrei consegnato quei pacchi come se fosse
stata una missione di vita. Decisi che avrei empatizzato con i miei “clienti”
anche se solo per pochi secondi ognuno. Decisi che per loro non sarei stato solo
un corriere, ma prima di tutto, sarei stato Daniele…il loro strano Babbo Natale
vestito di blu, dall’accento romano, lo sguardo spaesato e il cuore grande.
Essere un diverso, inevitabilmente mi pose in una
condizione visibile. Nel bene e nel male.
Il mio responsabile, mi vide. Mi vide sul serio e insieme creammo una strana connessione. Lui aiutava me ed io lui. Esperienza e pragmaticità in cambio di umiltà, perseveranza e polvere di stelle.
Una nuova realtà si paleso'. Ero entrato a far parte di
una strana squadra operativa composta dal mio bizzarro responsabile e il suo
vice. Quest'ultimo si dimostro' una fantastica sfida. Apparentemente risulto'
un tipo con un carattere impossibile. Chiuso e riservato al limite della maleducazione,
ma fin dalla prima stretta di mano ebbi l'intuizione che le cose non erano
proprio come sembravano. Pian piano mi resi conto di essere davanti ad una
miniera d'oro. In certi casi, bisogna dover scavare, sudare e sporcarsi per
raggiungere qualcosa di prezioso... ma poi, l'oro è li... dove bisogna solo
saperlo cercare.
Eravamo tre persone diverse, ma complementari. Poteva
funzionare e infatti funziono'... anche perché due occhi di cerbiatto
vegliavano sempre su di noi. Erano quelli della nostra dolcissima ragazza
addetta all'amministrazione. Tre ragazzacci e una giovanissima perla
rara..."what else?"
Potevo o avrei dovuto fotocopiarmi al modo di fare di
ognuno di loro percorrendo semplicemente un solco già ben impresso in un campo ben seminato, ma non lo feci.
Non perché non abbia approvato certi modi di fare, anzi,
fino a prova contraria funzionavano e il mio rispetto fu incondizionato, ma
perché era venuto il momento di provare ad essere quel leader che avrei sempre
voluto avere...
Mi comportai come Daniele.
Daniele, quello dalle buone maniere, quello che da fiducia fino a prova contraria. Quello che se può aiuta e se non può fa in modo di aiutare comunque. Quello che condivide, che crea motivazione. La mia missione fu quella di fare in modo che il team lavorasse con me e non per me. Che mi seguisse e che mi rispettasse per loro volere e non per loro dovere. Suonava un po’ utopico, ma tutto ciò che poi si avvera prima risuona note di utopia.
Cos’e' un’utopia se non un sogno che alla fine non ce l’ha fatta?
Questa fu la mia nuova sfida. Saper portare sorrisi,
gentilezza, motivazione e magia in un regno (non ancora) incantato.
E' mattina ormai, il mio “vissero felici e contenti” non è stato ancora scritto del tutto.
Ci sto lavorando ma promettere bene... Mi sembra di vederlo, in quell'angolo celato tra ombre di cose che non sono, ma saranno. Ha le braccia conserte e il broncio di quello che aspetta da un bel po'.
Come un vecchio giocattolo impolverato, lo abbraccio
forte forte. Con lui mi dimeno in quest'alba tra anime di chi non c’e’ più’,
baci di regina e cuori genitori.
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